Autore

Elisabetta Bergesio

A Cancale, nella patria delle ostriche francesi

Sono poche le situazioni in cui bastano due ingredienti per rendere i momenti davvero unici. Cancale è uno di questi esempi e si riassume in poche parole: ostriche in riva al mare.

Siamo arrivati a Cancale durante un week end lungo in Bretagna, un luogo ricco di poesia e romanticismo. Il percorso che ci siamo disegnati aveva come partenza Nantes e punto di arrivo Rennes, intervallate da visite a castelli magnifici e lunghe passeggiate alla scoperta di borghi deliziosi.

Tra questi, siamo stati particolarmente colpiti dalla bellissima Dinan, che ci ha rapito letteralmente il cuore con il suo fascino medievale, le sue strade acciottolate e quell’atmosfera quasi fiabesca. Noi l’abbiamo scelta anche come tappa per visitare Mont Saint Michel, innalzato su un isolotto circondato dallo spettacolo delle grandi maree. Una passeggiata in salita ci ha portati fino all’abbazia da cui si gode una vista mozzafiato.

E come si dice? Non c’è due senza tre.

E per questo, alla lista di questi posti da non perdere io ne aggiungo senz’altro anche un altro: Cancale, distante solo 50 minuti da Mont Saint Michel e a 30 minuti da Dinan. Questa volta la tappa che abbiamo scelto ci ha portato nella patria delle ostriche francesi. Il massimo dell’esperienza è andare direttamente al porto e prendere un vassoio di ostriche miste nel marché aux huitres, il mercato dei pescatori.

Con una decina di ostriche a testa di dimensioni e consistenze diverse, ci siamo fermati a gustare il nostro pranzo davanti alla baia dove si possono vedere gli allevamenti di questi molluschi.  Muniti di una fetta di limone e accarezzati dalla brezza marina, l’apertura delle conchiglie è stato un momento sublime. E l’esaltazione del sapore delle ostriche si è rivelato, in questa cornice, quasi da sogno.

Procuratevi una bottiglia di Champagne se volete festeggiare il momento nel migliore dei modi. E sono sicura che esperienze come questa riuscirebbe a convincere anche le persone più scettiche.

Provare per credere.

Link utili:

Dove dormire a Dinan

lamaisonpavie.com

Cancale

bretagna-vacanze.com

Mont Saint Michel

it.normandie-tourisme.fr

10 Aprile 2018
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Fuga fuori porta da Antonello Colonna Resort & Spa

A un’ora da Roma circa si trova l’Antonello Colonna Resort & Spa, una struttura minimal e moderna rifugiata nella campagna di Labico.

Aspettavo questo week end con tanto entusiasmo. Prima di tutto perché era il regalo di Natale del mio ragazzo Matteo. E poi perché, a pochi chilometri da Roma, sapevo di trovare in un’unica struttura la concentrazione di tre cose che adoro: design, spa e alta cucina.

Da vivere proprio in quest’ordine.

Primo il design. Con un tocco minimal che caratterizza tutta la location, ci si immerge subito in un luogo fuori da tutto. Grazie agli ampi spazi, le lunghe vetrate ed un arredamento artistico, si respira eleganza e modernità ad ogni passo.

Seconda, la spa. Una zona intima, con luci fioche, per poche persone. E un massaggio relax alle erbe semplicemente da sogno. Soprattutto dopo gli ultimi massaggi thailandesi a cui eravamo stati abituati, questa ci è sembrata decisamente una dolce coccola.

E infine, la cena gourmet. Non ero mai andata ad un ristorante dello chef Colonna, e già vi anticipo la fine… mi sono alzata da tavola felice e innamorata.

Si, perché già dall’antipasto avevamo capito che avremmo mangiato benissimo: mantecato di baccalà in coppa… e per una come me che non è una grande fan del baccalà, questo antipasto mi ha fatto impazzire. Da intingere fino in fondo con il cucchiaio, per prendere tutti gli ingredienti. Consiglio dello chef, che abbiamo seguito alla lettera.

E’ stato poi il momento dei due primi, da mangiare con il cucchiaio. Abbiamo iniziato con i Cavatelli con seppie, lupini e calamaretti per poi arrivare al piatto signature dello chef: Negativo di carbonara, dove il gusto del pecorino è racchiuso direttamente all’interno del raviolo… ovvero come trasformare un piatto popolare in un’opera d’arte.

Arrivati al secondo, abbiamo sentito l’arrivo del nostro piatto da un profumo che faceva già immaginare un momento da sogno: rollé di faraona, foie gras e chutney di pere. Semplicemente indimenticabile.

Per chiudere, un diplomatico con crema, cioccolato e caramello al sale. E i dolcetti dello chef.

Un menù pensato nei minimi dettagli, dove si percepisce la cura durante tutto il percorso di degustazione, ma anche nel servizio attento e veloce. Un’ottima esperienza e una bellissima fuga fuori porta, da ripetere quando potremmo provare anche la piscina esterna.

Link utili:

Antonello Colonna Resort & Spa

antonellocolonna.it/resort-spa/

31 Marzo 2018
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Cena di lusso con l’Aurora Boreale

E’ tempo di neve. Pur non essendo una sciatrice, la neve mi piace tantissimo perché mi riconcilia con la natura e mi richiama subito alla memoria il viaggio più bello della mia vita: in Norvegia a vedere l’Aurora Boreale.

Siamo partiti l’anno scorso, in questo stesso periodo, e abbiamo trascorso la parte centrale della vacanza in un posto magico: il Lyngen Lodge, un boutique lodge che offre tutto il meglio per vivere questa esperienza di vita, dalle escursioni sulla neve alle cene di lusso.

E’ una struttura molto piccola, con 16 posti letto, che si affaccia direttamente su un fiordo della Norvegia dove “l’inquinamento” delle luci artificiali è bassissimo, il che favorisce la vista dell’Aurora Boreale. Quindi nessuna “fatica” o incertezza per la caccia alle Luci del Nord perché, se le condizioni atmosferiche lo consentono, in questo luogo la vista è assicurata.

Il programma del Lyngen lodge è curato nei minimi dettagli. La mattina si può scegliere tra le varie escursioni all’ aperto (quella con le slitte trainate dai cani è meravigliosa) che si concludono con un buonissimo pranzo, generalmente una zuppa di pesce, da mangiare davanti ad un falò sulla neve. Oppure, per i più esperti, si può scegliere di fare lo sci alpino. Abbiamo visto alcuni video di questa esperienza ed è davvero indimenticabile perché si prende una barca per andare a sciare, si risale il crinale del fiordo con gli sci in spalla e si riscende la montagna affacciati sul mare del fiordo. Credo che non ci sia spettacolo più bello per gli appassionati sciatori.

Il pomeriggio si rientra in hotel per un momento di puro relax. Il lodge mette a disposizione frutta, succhi, tè e dolcetti per potersi rilassare di fronte al camino oppure si può usufruire della sauna e della vasca idromassaggio riscaldata all’aperto. Per chi non riesce a stare fermo, si può scegliere di organizzare una ciaspolata serale accompagnati da una guida per vedere le prime luci dell’Aurora Boreale.

Arrivati all’ora di cena, lo chef del lodge richiama tutti gli ospiti per mangiare insieme nel tavolo condiviso. Ho trovato questo momento davvero carino perché ho conosciuto persone di tutte le nazionalità e, come sapete, amo i momenti di integrazione che si creano grazie alla cucina. A cena, quindi, ci è stato presentato ogni volta un menù diverso a base di ricette norvegesi, preparate con grande maestria: antipasto, secondo e dolce a seconda dei prodotti di stagione. La carne di cervo è stata indimenticabile.

A rendere tutto più magico, tra una portata e l’altra, ogni sera l’Aurora Boreale si è manifestata nella sua bellezza più unica. Bastava affacciarci dal logde per ammirare questo bellissimo spettacolo ed immortalarlo in immagini indescrivibili. Seppur sprovvisti di una macchina fotografica, siamo riusciti anche noi nell’opera di fotografare l’Aurora Boreale grazie all’app NothernLights. Consigliatissima.

Un’esperienza davvero unica. Dove bastano tre notti per staccare completamente dalla realtà ed immergersi in un sogno senza fine.

 

Link utili:

Lyngen Lodge

lyngenlodge.com

13 Marzo 2018
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Mindful eating: mangiare con consapevolezza

Ogni mattina prendo la mia agenda e vedo come distribuire le cose da fare. Fino a qualche anno fa, incastravo tutto cercando di ottimizzare le attività una dietro l’altra… per me era più importante “fare” anche se l’accumulo di impegni mi portava ad esaurire tutte le mie energie. Adesso, invece, ho imparato a prendermi di più il mio tempo e, più che fare, a cercare di mettere l’attenzione nell’ “esserci” in quei momenti.

Questa, è una delle abitudini che sto imparando a cambiare in questi anni, grazie ad un corso di mindfulness che ho seguito dopo i consigli di una mia cara amica.

Il corso di mindfulness dura 8 settimane, il tempo calcolato per cambiare appunto un’abitudine, e consiste nell’esercitare la consapevolezza, il che significa aprirsi alla “disponibilità o capacità di essere pienamente presenti alla nostra vita e di viverla dandole il suo peso reale nell’unico momento che ci sia dato: qui e ora

(Mark Williams e Danny Penamn – metodo mindfulness 56 giorni alla felicità)

Il concetto è questo: ogni giorno mettiamo in atto delle azioni senza neanche accorgercene… accendiamo quello che viene chiamato il “pilota automatico” e spegniamo l’attenzione su quello che stiamo effettivamente vivendo nell’unico momento che esiste veramente, quello presente.

Succede quasi sempre: quando guidiamo, quando viaggiamo nei nostri pensieri perdendo di vista la realtà fino ad arrivare al momento in cui, appunto, mangiamo.

L’esperienza del “mangiare consapevolmente” rappresenta una tappa importante del percorso di mindfulness. Anzi è proprio la prima esperienza che mi hanno fatto fare al corso attraverso un semplice esperimento: mangiare un pezzo di uvetta, come se fosse la prima volta, astraendomi da qualsiasi giudizio. Ci si concentra sulla sua consistenza, la sua forma, il suo colore, il peso, l’odore, fino ad arrivare al suo assaggio, semplicemente osservando le varie sensazioni che “sentiamo” in ogni gesto. E, soprattutto, senza pensare a cosa sia giusto o sbagliato, semplicemente vivendo ogni passaggio, così com’è.

Questa è stata la prima lezione, ma ogni giorno possiamo rivivere la stessa esperienza con quello che mangiamo. Alcune volte ci riesco di più, altre volte meno ed è normale così.

Ma l’esperienza cambia totalmente, perché mangiare con attenzione significa apprezzare, rispettare e gustare il cibo di ogni giorno. Con lentezza, ascoltando il nostro corpo, le sue sensazioni ed entrando in connessione con quello che mangiamo nel momento in cui lo viviamo. Ovvero nell’unico momento che conta, il nostro adesso.

 (Pimalai resort – Thailandia)

4 Marzo 2018
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Profumi di casa: frappe e castagnole

Il Carnevale mi è sempre piaciuto.

Un po’ perché non ha una data fissa. Ogni volta che arriva, cade sempre un po’ così, a sorpresa… e questo già me lo rende simpatico.

E poi perché il Carnevale mi ricorda i profumi di casa, con mia madre intenta a impastare e a riempire sfilate di vassoi colmi di castagnole e frappe, da mangiare con familiari e amici.

La particolarità di questi due dolci, come dice mia madre, è che si parte dagli stessi ingredienti per poi arrivare a due sapori completamente diversi, o diversamente unici, come mi piace definirli.

Entrambi, infatti, nascono dalla semplicità: farina, strutto, zucchero, uova, scorsa di limone, liquore per i più grandi. Con quantità diverse, come mia madre insegna:

  • Per le frappe: 500 g di farina 00; 65 g di strutto (o burro), 1 o 2 cucchiai di zucchero, 1 uovo interno, scorsa di limone grattugiato, 1 bicchierino di liquore (grappa o vinsanto)
  • Per le castagnole: 500 g di farina 00; 100 g di strutto (o burro), 100 g di zucchero, 3 uova intere, scorsa di limone grattugiato, a piacere 1 bicchierino di liquore (grappa o limoncello)

E poi, cambia tutto. Perché in cucina, come nella vita, quando si hanno a disposizione gli stessi ingredienti, è l’esecuzione che fa tutta la differenza. Cambiandone completamente il risultato, il sapore, l’esperienza di gusto.

Nel caso delle frappe, si tira l’impasto, si formano dei rettangoli, si friggono (olio caldo ma non bollente), si fanno riposare e si servono con una spolverata di zucchero a velo.

Nel caso delle castagnole, si lascia l’impasto “grezzo” prendendone dei pezzetti grandi come nelle noci, si friggono, e una volta scolati si ripassano ancora caldi nello zucchero semolato. Anche qui, si frigge con olio caldo ma non bollente per non bruciare la superficie lasciandone crudo l’interno.

Attenzione – continua mia madre – niente a che vedere con le castagnole morbide ripiene, che vengono fatte da un impasto completamente diverso tipico dei bigné.

Insomma, noi siamo per la tradizione e le castagnole ci piacciono classiche. Con lo strutto, fritte e senza ripieno.

Da gustarle fino all’ultimo, perché poi, arriva la Quaresima.

 

 

13 Febbraio 2018
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Koh Lanta: relax e cucina thai per spezzare l’inverno

Siamo arrivati ad inizio Febbraio: da una parte abbiamo accumulato il freddo dell’inverno e dall’altra la prospettiva dell’inizio della primavera ci sembra ancora molto lontana. Ecco perché diventa un sogno poter spezzare la stagione fredda con una vacanza al mare. Quest’anno, per rifugiarci qualche giorno dall’inverno, siamo partiti a Koh Lanta, in Thailandia. Quest’isola è situata nella provincia di Krabi, vicino alle più famose Phuket e Phi Phi island, ma rappresenta sicuramente una destinazione più rilassante, familiare e meno turistica rispetto alla sue isole vicine. Koh Lanta è anche un luogo relativamente facile da raggiungere e che si può visitare in un viaggio breve di una settimana.

Se è questo che cercate, ecco i 3 “must” imperdibili che vi convinceranno ad andare a Koh Lanta per una vacanza di puro benessere:

  • Soggiornare nel resort Pimalai situato in una delle più belle spiagge dell’isola, considerata anche una delle 10 spiagge più belle del mondo. Una struttura di lusso con accesso privato al mare, 4 ristoranti e una spa da sogno… un luogo unico per scappare dalla folla ed isolarsi nel mezzo della natura. La colazione poi, in questo resort, è tra le migliori che abbia mai provato nella mia vita, per qualità e varietà della scelta. Da non perdere in questa spiaggia anche le serate al Why not Bar con musica, birre e sullo sfondo i famosi spettacoli pirotecnici in riva al mare. Bastano anche due notti in questo resort per entrare immediatamente in modalità “off”.
  • Organizzare un’escursione a Koh Rok, un paradiso tropicale con acque cristalline, sabbia bianca e uno degli snorkeling più variegati della mia vita.  Koh Rok è una delle isole più belle e incontaminate della Thailandia, ormai due elementi rari da trovare in questo paese. Per farsi baciare dal sole e dalla meraviglia del mare, questo è assolutamente IL posto da non perdere. Scegliete un tour privato con poche persone ed evitate le compagnie con tanti turisti. Cambierà totalmente la vostra esperienza (noi siamo andati con Pimalai ed è stato un giro eccellente ma dovete prenotare con largo anticipo).
  • Gustare la cucina thailandese e, in particolare, la tipica zuppa tom kha gai a base di latte di cocco, pollo e il galangal, l’equivalente del “nostro” zenzero. Una ricetta dal sottile equilibrio tra dolce, piccante e speziato che racchiude in sé tutti i sapori più autentici di questi luoghi.

Ovviamente questo è solo un assaggio di quello che si può fare in questa isola. Ed innumerevoli sono anche i piatti che si potrebbero elencare per fare onore alla cucina thailandese che io adoro profondamente.

Si potrebbe, ad esempio, iniziare dai sapori più naturali come le magnifiche colazioni a base di frutta tropicale che si trasformano in strepitosi frullati misti da gustare ad ogni ora del giorno.

Si potrebbe poi passare ai sapori più conosciuti come gli involtini thailandesi (simili ai “primavera”), il thai satay – gli spiedini di pollo marinati e speziati, accompagnati con salsa agli arachidi – oppure il pad thai, i famosi noodles saltati nel wok con gamberi, pollo o tofu guarniti con arachidi e condimenti vari.

Per non parlare del piatto “forte” della cultura tailandese: l’immancabile curry… da scegliere con attenzione! Tre colori, tre intensità: il più delicato è quello giallo, seguito dal rosso e dal fortissimo curry verde.

Ma in Thailandia il colore più bello resta quello del tramonto che pochi posti, come questo, sanno regalare. Il rosso del sole che si nasconde dietro il mare e noi, in questo gioco di luci, che ci immergiamo nelle acque calde di spiagge senza fine.

Link utili:

Pimalai resort & spa

pimalai.com

Ricetta zuppa tom kha gai

worldfood.it

9 Febbraio 2018
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A Roma, Altrove

Si parla tanto di immigrazione, spesso associata, purtroppo, ad elementi negativi come l’emarginazione o l’esclusione. Altre volte, invece, si vedono realtà che puntano a creare ricchezza attraverso l’integrazione di diverse culture e a volte, questa integrazione, può essere realizzata semplicemente attraverso la cucina.

E’ questo il progetto del ristorante Altrove, nato a Roma nella zona Ostiense nei pressi di Eataly, proprio per aiutare gli stranieri a ricominciare e ad integrarsi nella società in un modo semplice quanto efficace: attraverso la cucina.

Perché la potenza del cibo è proprio questa: mischiare sapori diversi per creare qualcosa di nuovo, portare a tavola un po’ di se stessi e delle proprie origini, nel rispetto della luogo e della cultura del paese di accoglienza. Dove le barriere tra persone non esistono più.

“Della diversità prendiamo i sapori, gli odori, i segreti delle cucine lontane” 

Ed è proprio su questo concetto di “diversità” che il ristorante Altrove promuove la scuola di formazione in gastronomia interculturale MATECHEF completamente gratuita rivolta a giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, in particolare neet e stranieri titolari di protezione internazionale, al termine del quale è possibile accedere ad un tirocinio retribuito presso il ristorante stesso o altre realtà romane aderenti al progetto.

Un’idea che parla di accoglienza, solidarietà ed eccellenza perché il ristorante si posiziona come una cucina di livello in una location intima e moderna.  Noi l’abbiamo provata e siamo rimasti molto soddisfatti! Da non perdere il polpo rosticciato servito con hummus e le tante specialità del giorno fuori menù!

Un posto nuovo, dove assaporare la ricchezza della multiculturalità e la potenza dell’integrazione.

Link utili:

Ristorante Altrove

altroveristorante.it

26 Gennaio 2018
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Iniziare l’anno con una cena alla Pergola

Nonostante i cenoni festivi siano solo alle spalle, abbiamo voluto inaugurare il nuovo anno con un bel menu degustazione.
Per l’occasione abbiamo scelto un posto esclusivo coma la Pergola dell’Hotel Cavalieri di Roma, il famoso ristorante 3 stelle Michelin dello chef Heinz Beck.

Come poter iniziare meglio di così?
In una location meravigliosa e seguiti da un servizio attento e curato, il menu ci ha accompagnato in un percorso di sapori al tempo stesso classici e ricercati, sicuramente intensi.

Tra le mie portate preferite:

San Pietro in crosta di liquirizia con purea di pastinaca e tartufo nero

Capriolo ai pistacchi su polenta e cachi

Fagottelli “La Pergola”, ovvero la famosa rivisitazione personale della carbonara dello chef Beck.

Dulcis in fundo, un’accattivante sfera ghiacciata di melograno su crema alla gianduia e cannelloni di pinoli salati e una “torretta” con tanti cassettini dove scoprire i cioccolatini dello chef.

Per chi avesse voluto, ci è stato presentato un carrello colmo di formaggi da cui poter scegliere la personale selezione.

Noi abbiamo preferito optare per un infuso alle erbe fresche preparato sotto ai nostri occhi e goderci gli ultimi momenti della splendida vista su Roma.

All’uscita abbiamo anche ricevuto un pensiero che ho molto apprezzato del menù stampato sul momento con le mie scelte di vino.

Link utili:

Rome Cavalieri La Pergola

romecavalieri.com

Ricetta Fagottelli “La Pergola”

italiasquisita.net

 

18 Gennaio 2018
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Bis di primi all’ampezzana

Neve fuori, fuoco dentro. Ecco, la bellezza della montagna.

Noi andiamo spesso a Borca di Cadore, nelle Dolomiti Bellunesi, riconosciute dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità per il loro valore estetico, paesaggistico e geologico. La sensazione di benessere che si prova a passeggiare in questi luoghi è, infatti, semplicemente magico.

Lo stesso vale per le delizie ampezzane. Per chi non fosse mai venuto in questi luoghi, la cucina è in parte simile a quella tirolese, per questo molti piatti tipici portano gli originali nomi tedeschi. Da non perdere assolutamente i chenedi (palle di pan grattato ripiene di speck, spinaci, lardo o formaggio), i casunziei (ravioli a mezzaluna ripieni di rapa rossa o patata) e la famosa apfelstrudel (la torta di mele tirolese).

Noi, per un capodanno in montagna, abbiamo deciso di fare onore alla cucina locale

preparando alcune specialità direttamente a casa, con qualche piccola rivisitazione:

Spatzle di spinaci preparati con speck, burro fuso e ricotta salata grattugiata. 

Gnocchi di zucca preparati con burro fuso, semi di papavero, mandorle e parmigiano grattugiato.

Un bis di primi molto facili da fare, visto che trovare qui la materia prima è già sinonimo di eccellenza. Noi facciamo sempre riferimento al Panificio e alla Pasticceria Fiori a San Vito di Cadore con i loro prodotti da forno, i formaggi, i salumi e tutte le specialità ampezzane preparate con maestria.

Con pochi ingredienti e un negozio di fiducia, il risultato è assicurato. E il giorno dopo si ricomincia con una bella escursione nelle Dolomiti.

Link utili:

Panificio e Pasticceria Fiori

panificiofiori.it
hmfiori.it

Ricetta Spatzle agli spinaci e burro fuso

agrodolce.it

16 Gennaio 2018
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